mercoledì 6 gennaio 2010

Cari Mirella e Davide, sono molto attento in questi giorni a quanto scrivete, voi in particolare, ma anche la comunità transessuale tutta. Sto riflettendo molto sul vostro punto di vista e credo che l'aver eliminato lo spot dalla mia pagina di fb abbia un suo significato.
Resto comunque in una posizione intermedia perchè non riesco a cogliere in maniera convincente l'offesa che vi attribuite. Ho riflettuto molto sugli esempi portati da voi, quello di Mirella sugli ebrei e altri, ed è indubbio che siano esempi pertinenti come del resto pertinenti sono tutte le questioni di emarginazione e di indelicatezza che qua e là in questi giorni avete sollevato, ma quello che non riesco a capire è il motivo per cui non "guardare" lo spot anche dalla parte di lui invece che solo da quella di lei. Noi ci rivolgiamo a "lui". L'ironia è nei suoi confronti ... che scappa via! E nel significato del suo scappare ci possiamo mettere dentro quello che vogliamo. Questo "lui" è l'uomo medio, poco attento alle minoranze, concentrato sulla sua vita, poco dedito al sociale e molto condizionato dagli stereotipi e dalle influenze religiose e politiche, incuriosito e allo stesso tempo spaventato e/o infastidito dalle persone trans. Per portarlo a riflettere lo dobbiamo convincere con il suo linguaggio, con la sua ironia di "livello popolare" ...altrimenti sarà più difficile che ci ascolti. Dato che lo stereotipo comune è quello della trans (per il nostro "lui" il "trans") con il genitale maschile "prestante" che suscita i più vari e morbosi pensieri non vedo per quale motivo, "per adescarlo", non adeguarsi al suo linguaggio.
Lo spot non è il momento per spiegare. A tal proposito, rispondo qui a chi, giustamente, ha sollevato la questione ftm: è già difficile in pochi secondi parlare di mtf e per evitare incomprensioni meglio una mancata par condicio e lasciare poi la parola al documentario che mi sembra molto esaustivo sull'aspetto ftm.
Io sono dispiaciuto del vostro sentirvi offesi, lo dico sinceramente, siete persone che stimo e apprezzo moltissimo ma non riesco a capire perchè tanta chiusura per un fine comune. C'è addirittura chi, in conseguenza dello spot, non verrà più a tenere il dibattito che molto faticosamente eravamo riusciti a concordare con il proprietario del cinema e che pensavamo essere un momento importante anche per voi. E c'è chi, potendo, non sa se deciderà di far vedere il documentario in altre regioni. Questo è assolutamente assurdo e lo disapprovo totalmente in quanto atteggiamento poco maturo e contraddittorio da parte di chi si dedica all'attivismo di settore.
Se da una parte sono rimasto molto favorevolmente sorpreso della coesione che vi ha caratterizzati nel condannare lo spot (lo dico evidentemente contro il mio interesse ma ho apprezzato la vostra capacità di essere uniti) dall'altra sono rimasto totalmente basito della scelta di alcuni di non partecipare ai dibattiti al cinema che ne è conseguita. Dove è la coesione? Solo per condannare lo spot?
Parlando di chiusura mi riferisco, anche e soprattutto, a chi, conoscendomi, erige infantili barriere di silenzio e/o incomunicabilità.
Per finire, quello che non capisco è perchè focalizzate la vostra vena "attivista" in qualcosa che è solo il mezzo per il fine "attivista" del documentario.
Resta comunque il mio dispiacere per avervi involontariamente offesi.


enrico vanni

8 commenti:

  1. Enrico.... stupisco perché non è vero che lo spot si rivolge alla chiusura mentale dell'uomo. Se così fosse, sarebbe stato fatto col fumetto in testa dove lui immaginava ecc. ecc. Invece fugge di fronte ad un fatto concreto. Una trans che vedendosi l'uomo di fronte non ha di meglio da fare che farsi rizzare il pisello. Credo che tutto sommato abbia ben donde di scappare l'uomo. Avendo visto le forme (prima dell'erezione) ed essendo interessato, si esclude fosse gay... Si aspettava una donna... e si trova una transgender... Il punto è che la transgender non si presenta agli uomini come da voi rappresentato(salvo, per marketing, nella prostituzione e, in questi casi, gli uomini cercano eccome il "pisello funzionante" e non si sognano di scappare.. PAGANO PROFUMATAMENTE!!)
    Insomma è uno spot proprio sbagliato... comunque lo si rigiri. L'uomo che va "a trans" nelle strade cerca il pene funzionante e NON scappa. L'uomo etero spesso PENSA che stare con una trans significhi subire la penetrazione. Dove è l'ironia nello spot? In fin dei conti, se l'uomo è tendenzialmente etero ha buone ragioni di scappare di fronte ad una trans a cui si rizza l'uccello (cosa peraltro fisicamente improbabile per via della terapia ormonale). Non c'è ironia. C'è ignoranza sesquipedale in quello spot. E se c'è ironia è alla Neri Parenti: niente di più. Tu sai che ho difeso strenuamente il documentario a prescindere dallo spot.... se però lo difendi ancora - dopo le spiegazioni date - mi chiedo in questi due anni di collaborazione cosa tu abbia capito di noi (a parte che subiamo discriminazione), della nostra psicologia, dignità e di quanto NON SIA TRA LE COSCE la nostra identità, ironica o meno. La nostra identità tra le nostre cosce l'hanno messa gli autori dello spot. Il resto è arrampicarsi sugli specchi.
    Se è per vendere, poi, sono sicura che si potevano realizzare altri 10 spot esilaranti senza essere offensivi... E sinceramente, oggi, più che lo spot, mi offende la sua difesa. Tutti possiamo sbagliare... che importa... Ma se continuate a difendere quello spot, allora da offensiva, la posizione diventa un po' disgustosa(la difesa, non la persona che la difende)
    Infine non puoi certo attribuire a me o a Davide di "focalizare la vena attivista per il mezzo e non il fine". Anche se, sinceramente, non sono mai stata una fan del "fine giustifica i mezzi", tutt'altro!
    Forse pensi che stiamo tutto il giorno a pensare allo spot.. ma non è così: facciamo molte altre cose con gran fatica. Ma lo spot c'è e resta per noi quel che abbiamo detto.
    IMHO
    Mirella

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  2. sinceramente, molto sinceramente.....
    mi chiedo;
    ma se lo spot è fatto in quel modo, che documentario mi devo aspettare?
    Mio fratello, e ripeto mio fratello, quindi non una persona T ma non digiuna alle tematiche T, dopo aver visto lo spot mi ha chiesto se si tratta di un film animazione porno..


    Vittoria Newmar

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  3. Scusate, ma non mi pare che adeguare il linguaggio ad un target poco o per niente friendly significhi automaticamente adeguare anche il contenuto: l'ironia può essere tranquillamente utilizzata per far passare un messaggio positivo, non per forza negativo. Gli stereotipi si possono pure usare, ma il concetto che deve passare è che SONO stereotipi, che esiste ben altro, e questo a mio avviso non è quello che comunica questo spot.
    Sono un'amica di Davide, non sono trans, e l'ho guardato prima di sapere che cosa promuoveva: devo dire che se, dopo la visione, non avessi letto che pubblicizzava un documentario serio e ben fatto, avrei pensato tutt'altro. Non ho dubbi sulla buona fede e sui buoni propositi degli autori, ma credo sinceramente che manchi l'obiettivo... è un po' come dire "Le cose stanno proprio così, MA tu non scappare". Ha senso? Temo che chi è davvero convinto che la scenetta riportata sia la sola realtà sentirà le sue tesi avvalorate e percepirà il "non scappare" come un ammiccamento un po' frivolo e ambiguo... e forse è il modo migliore per non fargli vedere l'altra realtà.

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  4. Cara Mirella,

    nelle tue parole traspare sincerità e conoscenza.

    La tue eloquenza e' intima e ferma e mai eccessiva. Ti stimo molto e non posso non condividere il tuo punto di vista, ma purtroppo esistono altre voci e altri punti di vista; altrimenti non ci sarebbe bisogno di un documentario per spiegare il transessualismo.

    Questo commento lo condivido con te ma lo rivolgo in generale alla comunità transessuale\transgender.

    Ritengo sia talvolta necessario adeguarsi al linguaggio comune per arrivare alla gente. Lo stereotipo può essere un mezzo, magari non elegante, ma di facile comprensione.

    C'e' da chiedersi quindi se noi vogliamo far arrivare il messaggio contenuto nel documentario alla gente comune o se vogliamo farlo strumento di auto-proclamazione e forse anche auto commiserazione.

    Pensate veramente che la gente a cui noi dobbiamo arrivare - per abbattere il muro della discriminazione - possa essere interessata ad un documentario sul transessualismo?

    Lo spot non deve parlare a noi. Lo spot deve attirare la gente comune, il popolo, quello che si rispecchia nelle trasmissioni e fiction proposte dalle varie TV di stato e non.

    Quello e' il livello medio di cui anche io faccio parte. Parlare con loro deve essere la nostra massima aspirazione.

    E' veramente un peccato sfruttare e giocare - noi per una volta - con i più noti luoghi comuni che la gente associa a transessuali, gay, travestiti, ecc.?

    Che meraviglia quello spot! Tutto quello che non ci appartiene e che però ahimè ci viene attribuito, realizzato comunque con una grafica sobria ed elegante, che va a stimolare l'interesse dei più.

    Avete mai osservato i trailer o le copertine delle vecchie videocassette, oramai soppiantate dai DVD, e notato che la grafica e gli elementi descrittivi della trama pongono spesso l'accento su fattori poi non così rilevanti all'interno del film?

    Come mai? Come mai e' sempre la pruderie della gente che fa sbancare i film al botteghino?

    Possiamo quindi scendere un attimo dal piedistallo e calarci nei panni dei più - che non hanno certo la nostra causa tra le priorità della giornata - per accattivarceli con mezzi anche discutibili? Una persona in più a vedere il documentario e' una persona in più che ha preso visione, magari per la prima volta, di cos'e' il transessualismo. Non male no?

    Certo sarebbe bello poter tenere sempre alto il livello del discorso ma sarebbe molto poca la gente interessata. Oppure vogliamo solo letterati, sociologi e amici?

    Non e' che poi criticando così aspramente lo spot - come riferisce Enrico - manchiamo un po' di ironia?

    Non e' che per dimostrare la nostra normalità ci trinceriamo dietro ad un perbenismo inutile e dannoso?

    Non e' questo l'ennesimo pretesto per sfuggire al confronto con la gente? Se vogliamo veramente far capire alla gente cosa e chi sono i transessuali dobbiamo A P P A R I R E!

    Se viviamo solo per quello che il nostro aspetto finale fa percepire la gente e' autorizzata a ignorarci! Siamo normali quindi invisibili!

    Per raccontarci abbiamo poche occasioni, per arrivare alla massa ne abbiamo ancora meno. Sfruttiamole!

    Penso che chi rinuncerà al dibattito o a promuovere il documentario per questa polemica abbia di fatto paura e si sia trincerato dietro alla propria normalità.

    Da persona priva di un genere riconoscibile se non quello dato dall'attestato di nascita sento di poter dire che potremo permetterci di essere normali solo quando la gente avrà assimilato la nostra diversità' ed essa sarà irrilevante.

    Per questo non c'e' operazione o farmaco che tenga, solo coraggio, consapevolezza e determinazione.

    Io sono per “il fine giustifica i mezzi”. Altrimenti non sarei ora quel che non ero un tempo.

    Daria

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  5. Sono ftM amico di Davide e vorrei fare qualche considerazione, pur finora non avendo visto lo spot incriminato (i miei pc non riescono ad aprir video, finora).

    Prima di far un promo, lo sottoporrei agli attori che han partecipato al film (o documentario) per correttezza e per non aver le spiacevoli sorprese così ottenute.

    Ottenuto il via libera, lo trasmetterei.

    Questa mi sembra una procedura normale.

    Chi agisce diversamente è perché sa già che potrebbe esser sgradito, criticato, che ci vorrebbe del lavoro per modificarlo, e non ha voglia di perder tempo ma al contrario vuol imporsi dall'alto, senza collaborazione nè reciprocità, e presentare il tutto come un fatto compiuto, di politica aziendale, come "indipendente dalla singola volontà; anzi, vuol proprio approfittare del tipico "Se ne parli male, ma intanto se ne parli, e molto anche!" o "La polemica è meglio della migliore pubblicità".

    Con ciò si entra in una questione morale fondamentale: i fini buoni non giustificano i mezzi cattivi, ma solo quelli altrettanto buoni.

    Noto perciò una scorrettezza generale, la maleducazione e l'arroganza di imporre il fatto compiuto, il menefreghismo di un principio morale basilare (i fini non giustificano i mezzi), la voglia di denaro e di fama come unico fine rimasto.

    E non ultimo, l'aver celato abilmente la propria natura, collaborando fino al promo con comportamenti che suppongo corretti, ma che a posteriori diventano solo falsi e ingannevoli.

    Togliere prontamente il promo e scusarsi? Giammai! Si persevera e ci si giustifica contro le critiche dei proprio attori che ci han messo la loro faccia: questa ciliegina finale era scontata ma completa con ferma sagacia il quadro.

    Complimenti!

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  6. Leggo il commento di Lidia e mi chiedo: ha senso attrarre la gente comune, il popolo, con un tranello?? Perchè di questo si tratta. Prendere in giro la gente, per portarle a vedere il documentario. Boh!
    Non solo, un tranello che incrementa lo stereotipo (che le trans hanno l'erezione così come gli uomini).
    Come anche altri hanno detto, si poteva fare ironia in altro modo..

    Chiara Masini
    (non sono trans, ma la mia compagna lo è)

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  7. Chiara, forse non ho capito bene il tuo commento, o forse non mi sono espressa correttamente nel mio: condivido quello che dici, questo spot è sbagliato, perché attira con una promessa falsa. Si utilizza l'ironia per ribadire un concetto sbagliato, si utilizza uno stereotipo per confermare che la realtà è davvero questa. Non sembra affatto che pubblicizzi un lavoro serio in cui la realtà mostrata è tutt'altra. Insomma, non crea un dubbio ma conferma delle convinzioni, e non mi sembra che si possa paragonare questo documentario ad un qualsiasi film da botteghino cacciarone e volgare, per cui si adotta lo schema delle pruderie per attirare le persone...
    Spero di essermi spiegata meglio.

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  8. Scusa Licia.. erano le 3 di notte quando ho scritto e ho sbagliato riferimento (e l'ho pure storpiato in Lidia). In realtà io volevo rispondere a quanto scritto da Daria, non da te. Infatti condivido le tue parole.
    Chiara

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